Non Nobis Domine

4,99 

Musica di Gian Luigi Zampieri.

Gian Luigi Zampieri (1965)

Note introduttive alla composizione 1. L’Iniziazione all’Ordine 2. La Difesa del Mediterraneo 3. Le Accuse e la Cattura 4. Il Processo e la Condanna 5. Il Rogo

Questa composizione, divisa in 5 brevi quadri da eseguirsi senza soluzione di continuità, si propone come un’ideale colonna sonora per un cortometraggio immaginario che ritrae l’ultimo Gran Maestro dell’Ordine dei Templari, Jacques de Molay (1250 ? – 1314), in diversi momenti della sua missione.
Tutto il lavoro è imperniato sul tema di un Corale inventato che ricorre – trasformato – in ogni episodio ma che appare nella sua interezza solo nel 3°.
L’Ordine dei Cavalieri Templari (“Pauperes commilitones Christi templique Salomonis”), ufficializzato nel 1129 come braccio armato della Chiesa per difendere i pellegrini dalle aggressioni e tutelare i territori cristiani dall’invasione islamica, acquisì negli anni un grande potere nel bacino del Mediterraneo sia sotto il profilo esoterico che sotto quello finanziario essendo venuto in possesso di un importante patrimonio che consentì di costituire — all’epoca — un vero e proprio sistema bancario.
Jacques de Molay, che fu accolto nell’Ordine nel 1265, ne divenne Gran Maestro nel 1294.
Il potere costruito dall’Ordine lo fece entrare in conflitto con il Re di Francia Filippo IV “il Bello” il quale, gestendo l’elezione e le decisioni del Papa Clemente V, costruì contro i Cavalieri una serie di accuse false (eresia, idolatria, sodomia) che portarono l’Ordine ad un “processo-farsa” inventato per provocarne la demolizione.
Il processo, durato sette anni, terminò con la condanna al rogo di tutti i Cavalieri di fronte alla Cattedrale di “Notre-Dame” a Parigi: la condanna fu eseguita nel 1314.
La leggenda narra che de Jacques de Molay, tra le fiamme ed in punto di morte, lanciò un grido con cui chiamava davanti al “Tribunale di Dio” il Papa e il Re i quali misteriosamente morirono dopo poco tempo.
La composizione, in do minore, è un lavoro di contenuto simbologico ed inizia con un Adagio [1. L’Iniziazione] caratterizzato da un “motto” discendente di tre note intonato dal Corno cui fa eco il Fagotto.
Fa seguito un movimentato Allegro [2. La Difesa del Mediterraneo] con carattere di battaglia basato su frammenti accordali dell’introduzione.
Il successivo Moderato [3. Le Accuse e la Cattura] si apre con il tema “Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloria” intonato dal Corno finché lo scontro del Tema con l’Inno “Christus vincit” sancisce la supremazia della Chiesa di Roma.
A questo episodio segue un Allegro [4. Il Processo e la Condanna], un grottesco Scherzo che rappresenta la pretestuosità con cui i Cavalieri furono processati e condannati senza alcun diritto alla difesa: il Tema “Non nobis Domine” del Clarinetto è piegato alla ritmica ternaria dello Scherzo e, successivamente, l’Inno “Christus Vincit” torna a sovrastare il fugato che aveva percorso ascendentemente tre gradi (Mib, Fa, Sol).
L’episodio finale [5. Il Rogo], con una citazione dell’incipit ed un Allegro scritto provocatoriamente con influssi Rock vuole rappresentare la morte dei Cavalieri lo spirito dei quali, nell’immolarsi con Jacques de Molay, si è innalzato e diffuso fino al nord dell’Europa trasmutandosi in una “Tradizione” che tutt’oggi, dopo quasi 800 anni, è ancora viva.

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